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domenica 18 marzo 2012

Tv italiana: ora è tempo di cambiare!

Sono oltre dieci anni ormai che la televisione ci propina Reality Show come il Grande Fratello, Amici e chi più ne ha più ne metta. Come possiamo allora, oggi, stupirci se "La tv non riesce a voltare pagina dopo Silvio Berlusconi"? (cit. dall'articolo de Il Fatto Quotidiano, ndr.)

Non si vede aria di rinnovamento nel panorama televisivo da tempo ormai immemore. Non sarà certo il caso di parlare di novità solo perché quest'anno Maria De Filippi porta sul campo del serale anche alcuni tra i più noti ex protagonisti. Eppure il Reality Show continua a reggere il confronto con il pubblico, anche se gli ascolti non sono più brillanti come una volta. Ma si sa, la gente ha bisogno dell'intrattenimento televisivo e, anche se la tv propone sempre le stesse cose, l'importante è sorridere un po'.

Ma quando si tratta di informazione, quello che fa sorridere è che oggi si senta la mancanza di Silvio Berlusconi. Diciamo la verità: Matrix o Porta a Porta, e ancor di più gli "altri piccoli talk show", i fratelli minori delle altre reti, per così dire, non possono vivere senza il cavaliere.
E non si tratta di semplice ironia, si tratta di realtà. A stento questi programmi riescono a rispondere alle esigenze del pubblico: capire i temi complessi dell'agenda di governo e conoscere i ministri tecnici, che certamente sono meno propensi al gossip e allo scandalo di certe nostre vecchie conoscenze.

Forse è arrivato il momento di mandare in soffitta il tanto abusato formato televisivo del talk show, insieme a certi volti di cui ormai non se ne può più, fin troppo accondiscendenti, appartenenti a quella specie di giornalisti - ahimè - ormai dominante: quella degli "sdraiati". Non sarà dunque arrivato il momento di fare piazza pulita di opinionisti da strapazzo e giornalisti vetusti o poco incisivi? E soprattutto, non è giunta l'ora di far ripartire il cervello e pensare a nuove idee, senza riciclarsi migrando da una rete all'altra?

Per la televisione credo sia ora di cambiare, in primis per la politica e l'informazione. Questo comporterà la fine della Video Politica? Finché ci sarà un microfono, un video e un pubblico a cui rivolgersi, la Video Politica non avrà fine.

lunedì 12 dicembre 2011

Monti e la Manovra. Le parole pesano tantissimo. Il passato non si può dimenticare.

Riguardando la puntata di Porta a Porta dello scorso 6 dicembre, quella in cui Vespa intervistava il Premier Monti per illustrare la manovra, non sono riuscito a capire chi era il giornalista, né tanto meno se il passato abbia ancora un valore.

Mi spiego meglio. Ho visto l'esatto opposto di quello che in una circostanza simile dovrebbe accadere: il sano giornalismo in stile "watch dog" - cane da guardia -, interessato a portare a galla le cose più importanti, le questioni più spinose, quelle più care agli italiani.

Certo, ormai dovrei sapere che si tratta di un giornalismo per lo più mandato in soffitta, ma non si può nemmeno fare di questo lavoro uno spettacolo simile a "un the con i pasticcini", lasciando parlare a ruota libera una delle più alte cariche dello Stato - centro di interesse nazionale e internazionale in una fase economica così delicata - dipingendo semplicemente la manovra come un sacrificio necessario comprensibile e da comprendere. Ci si aspetta di più da un programma del servizio pubblico.

E mentre, durante lo show, il sociologo Renato Mannheimer spiegava come la fiducia nel Premier fosse scesa solo del 10% dopo la presentazione della manovra (passando dal 74% del 25 novembre al 64% del 5 dicembre), io non potevo fare altro che pensare e ripensare alla parole di Monti: "se i giovani italiani oggi non trovano lavoro questo è anche perchè per decenni nel passato il mondo politico per avere consenso soddisfaceva tutte le istanze, caricando le povere spalle degli italiani che non erano ancora nati di grande debito che adesso c'è su quelle spalle."

E ora mi domando se a nessun altro a parte me - Vespa in primis - sia venuto in mente di chiedere al Primo Ministro di quali istanze stesse parlando: forse non ricorda Tangentopoli e i soldi che la classe politica - non sufficientemente rinnovata - ha fagocitato negli anni. E ancora più, non si rende conto che, oggi, 945 (il numero dei Parlamentari italiani, ndr.) moltiplicato per 11.704 euro (lo stipendio mensile procapite, ndr.) equivale a una spesa annua pari a 11.060.280 di euro.

Io sono uno di quei giovani di cui parla Monti. Tangentopoli non l'ho vissuta, ma l'ho studiata. Oggi sono senza lavoro o quasi, credo poco nei politici e soprattutto credo che la politica costi troppo al popolo che già le delega la cosa più importante che ha: la propria sovranità.

Forse si sarebbe potuto risparmiare qualche sacrificio agli italiani, chiedendone fin da subito qualcuno ai nostri politici, decisamente i più cari d'Europa.