venerdì 23 ottobre 2009

In America la Videopolitica diventa "guerra mediatica"



1'29'' per spiegare in poche parole una lotta che in America va avanti da quando Obama si è insediato alla Casa Bianca, e trova le sue radici addirittura nella campagna elettorale. La polemica tra il Presidente e il canale Fox News, di proprietà del noto editore Rupert Murdoch, ha assunto nei giorni scorsi proporzioni senza precedenti.

Fox News non sembra essere più un legittimo organo di informazione agli occhi della attuale Amministrazione Americana, ma un partito vero e proprio. Ad essere più precisi, un partito di opposizione.

Maestri della comunicazione politica, gli americani questa volta sembrano dover fare i conti con una televisione "capricciosa", alla prese con i peggiori difetti della Videopolitica: Glenn Beck definisce Obama un «razzista» e ha costretto alle dimissioni il consigliere per l'ambiente Van Jones, accusandolo di essere «un radicale anarco-comunista»; Sean Hannity, tratta i birthers, quelli che accusano il presidente di non essere nato in America, come se sostenessero un argomento serio e dignitoso.

Sembra quasi la tv del servizio pubblico italiano, con Vespa, Santoro e Floris che nei loro "salotti" fanno da grandi cerimonieri ad uno spettacolo politico fazioso e a tratti imbarazzante.

Obama parla di partito d'opposizione e di Guerra Mediatica, e ha tutte le ragioni per farlo. La televisione ha ormai uno strapotere tale da "uccidere" la vecchia e tradizionale politica. I poltici, da parte loro, consapevo di questo enorme cambiamento, cercano di cavalcare l'onda di questo nuovo "falso grande partito": la Tv, il più grande "partito" nell'era della Videopolitica.

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