PD, governo e opposizione. Il Partito Democratico sembra sempre più vicino al governo Monti e più lontano da Di Pietro. Qual è la posizione dei Democratici varesini e, in particolare, l’opinione di Stefano Tosi?
«Credo che, in questo momento di grave crisi economica, che colpisce duramente giovani, donne, lavoratori, imprese, famiglie e pensionati, il PD dovrebbe essere malato di tafazzismo per accettare di lasciarsi trascinare in un dibattito prematuro sul tema delle alleanze invece di tentare di attuare le proprie proposte concrete in materia di lavoro e di sviluppo. Noi sosteniamo, responsabilmente, Monti perché, dopo il disastro del governo Berlusconi che, in tre anni, ha portato l’Italia sull’orlo del baratro, vogliamo contribuire a salvare il nostro Paese. Le vittorie dei candidati del PD, in pressoché tutti i Comuni in cui, recentemente, si sono svolte le primarie del centrosinistra in vista delle elezioni amministrative di questa primavera, dimostrano che questa linea politica del Segretario Bersani è in sintonia con la maggior parte dei nostri simpatizzanti ed elettori».
PD Varese. Quali sono le prossime priorità per il territorio varesino secondo la politica democratica in Regione?
«Per ciò che ho detto prima, anche in Regione, la nostra priorità assoluta deve essere quella di contribuire a fare fronte alla crisi economica, proponendo interventi a favore dello sviluppo del lavoro e delle imprese. Ci attendono, infatti, ancora dei mesi difficili in cui è fondamentale che l’istituzione Regione sappia concentrare gli sforzi, anche economici, su quei settori strategici che sono in grado di dare una prospettiva lavorativa e produttiva alla provincia di Varese. Occorrono nuove e più efficaci misure per il sostegno alle imprese e, accanto alle necessarie garanzie di ammodernamento degli ammortizzatori sociali, azioni tendenti, soprattutto, a riqualificare e ricollocare i lavoratori che perdono il posto».
Di recente si è parlato molto della campagna pre-tesseramento romana di Facebook “I miei” e dei suoi scarsi risultati. Il PD sembra essere molto attivo sul web, ma sui social network i Democratici – compreso PD Varese – sembrano essere meno presenti e competitivi di altri partiti. La domanda sorge spontanea: cosa ne pensa il consigliere regionale varesino del PD del rapporto fra Social Network e Politica?
«Penso che sia giusto valutare l’efficacia della campagna “i miei” a fine anno quando si vedrà se, effettivamente, gli iscritti al PD saranno aumentati oppure no. Personalmente, constato che il PD, a meno di quattro anni dalla nascita, a differenza di altri soggetti politici che esistono da più tempo, è un grande partito popolare, con proprie articolazioni nei territori e nei luoghi di lavoro. Ho fiducia, pertanto, che, alla fine, i dati del tesseramento non potranno che essere positivi. Quanto al rapporto fra Social Network e Politica è ovvio che le tecnologie 2.0 costituiscano un’opportunità formidabile per riavvicinare la Politica ai cittadini».
Videopolitica: la politica odierna, secondo molti, è sempre più spettacolarizzata. Sempre più Video e sempre meno Politica. Cosa ne pensa?
«La storia si ripete. All’inizio degli anni Sessanta la classe politica scoprì la televisione. Tuttavia, mi ricordo che, ancora negli anni Ottanta, quando un segretario di partito concedeva un’intervista, era un avvenimento. Oggi, Bersani, Alfano, Bossi, Di Pietro, Vendola non si reputano soddisfatti se non ne rilasciano almeno una al giorno. Dopo Barak Obama, che è stato il primo tele-on line candidato e, poi, presidente, la stessa rivoluzione sta avvenendo con Youtube, che è più partecipativo, più aperto, più facile da usare della televisione. Peccato che, mentre, negli Stati Uniti, tramite Youtube si annuncino candidature, si presentino campagne, si coinvolga gente, si raccolgano firme a colpi di click, qui da noi, per ora, prevalga, un utilizzo più casereccio: alla Antonio La Trippa o alla Cetto La Qualunque, tanto per intenderci. Per quanto mi riguarda, credo, fermamente, che social network, televisione, Youtube siano dei mezzi di cui, oggi, chiunque desideri fare Politica, non può, credibilmente, fare a meno. Essi, infatti, se usati positivamente, permettono di ascoltare meglio i problemi della collettività e di dare la massima diffusione alle proposte di soluzione dei medesimi. Chi fa Politica, con passione, ha bene in mente che il fine della Politica è il bene comune e non lo spettacolo».
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